Biografia

Mi chiamo Frediano Bazzocchi, alias Freddy, nato a Forlimpopoli (FC) il 05 dicembre 1977 secondo nato ed unico maschio di quattro figli.

Fin da quando ero piccolo mio padre mi raccontava le sue esperienze passate con i falchi, e ancor prima di imparare a leggere curiosavo nei suoi libri di falconeria, custoditi  gelosamente. Cercavo di copiare i disegni dei falchi che vi erano rappresentati.

Letteralmente rapito da questa antica arte, ricordo perfettamente quando un amico ungherese di mio padre,  pittore e falconiere, venne a trovarci portando con sé foto e quadri che ritraevano i suoi falchi.

Nei suoi racconti di caccia trapelava la passione che lo spingeva, ed io avevo la pelle d’oca, sognando di riuscire a provare anch’io un giorno quelle emozioni.

Negli anni ‘70 dure leggi proibirono (giustamente) la libera detenzione in cattività di  fauna selvatica. Di conseguenza, anche la detenzione di rapaci, specie particolarmente protetta, era quasi impossibile.

Successivamente, negli anni ’80, abili allevatori iniziarono a riprodurre  in cattività  diverse specie di rapaci con ottimi risultati, ed io cominciai a sperare.

Nel frattempo allevai ed addestrai un’infinità di uccelli come pappagalli, gazze, taccole, in attesa del grande giorno.

Nel 1989 iniziai ad andare a cavallo, e anche questa divenne una grande passione. Nel 1990 i miei genitori mi comprarono il primo cavallo, Duchessa. Anni dopo, ne presi un altro, Navarre, compagno di mille avventure, sempre al mio fianco.

Nel 1997 mi chiamarono per il servizio di leva, e anche se avrei potuto fare il servizio civile in alternativa, non volli precludermi la possibilità di prendere la licenza di caccia ed il porto d’armi (allora non cedibile a chi non avesse svolto servizio di leva).

Questo documento è indispensabile ancor oggi, per la detenzione di un falco e per farlo volare, dato che è considerato dalla legge un’arma al pari di un fucile, in quanto può essere utilizzato per la caccia.

Nel 2000, dopo aver dato l’esame per la licenza di caccia, ebbi l’occasione di prendere il mio primo falco. Subito dopo mi inscrissi al UNCF (Unione Nazionale Cacciatori Falconieri).

Quindi portai a casa Isabeau, una femmina di falco di Harris, e con lei iniziai concretamente il mio fantastico viaggio in questo mondo ancestrale e pieno di emozioni, fatto anche di sacrifici e rinunce.

Non fu facile far abituare Isabeau e Navarre a stare a stretto contatto, inizialmente tra i due non c’era un gran feeling.

Col tempo e con molta pazienza, i due iniziarono a tollerarsi, fino a non curasi più della presenza l’uno dell’altro. A quel punto Isabeau mi seguiva in volo mentre ero in sella a Navarre.

Mi vengono ancora i brividi nel ricordare la prima volta che chiamai al pugno Isabeau da in sella a Navarre… Alzai il pugno e con un fischio chiamai Isa. Lei dalla cima di una albero si tuffò, con pochi potenti battiti si portò a pochi centimetri dal suolo ed accarezzando l’erba venne in mia direzione. Pigolando come un fragile pulcino, a pochi metri da me si impennò agguantando con decisione il mio pugno e cibandosi con calma della ricompensa. Tutto sotto lo sguardo attento ma sereno del mio morello Navarre.

Questo fu lo spunto per partecipare a rievocazioni storiche e feste medievali, perché il connubio uomo-cavallo-falco è qualcosa che risale alla notte dei tempi, e che da sempre affascina e incuriosisce le persone amanti degli animali e della storia medievale.

Seguirono, e seguono tutt’ora, molti altri falchi e tutti mi hanno insegnato qualcosa, ma  sfortunatamente non tutti sono ancora con me.

La morte di un falco è una perdita grandissima. Diventano dei veri compagni di vita, ed in certi casi anche “colleghi” di lavoro.

Infatti con gli anni, iniziai a collaborare con un altro falconiere di nome Marco Cavozza, per quanto riguarda l’allontanamento di volatili nocivi (piccioni, storni e gabbiani) da impianti industriali, raffinerie, ecc, con l’ausilio dei nostri falchi.

A mio avviso non tutti sono portati ad essere falconieri. Non è una semplice passione, ma bisogna avere una vera e propria vocazione.

Il falconiere è una persona che deve avere una sensibilità spiccata, e riuscire ad interpretare i più piccoli comportamenti dei suoi animali, conquistando la loro fiducia con il tempo e la  dedizione. Percepire il più piccolo stato di malessere, e fare molte rinunce e sacrifici. I risultati si ottengono solo con metodica costanza.

Devo ringraziare mio padre Renato, che mi ha trasmesso questa passione e mi accompagna insieme a mia sorella Viky e alla mia ragazza Selene nelle varie esibizioni.

Chi riesce nell’arduo intento, scoprirà un mondo quasi surreale, dove non esiste altro che pace. L’intero universo è delimitato solo dal volo del nostro amico alato.